Il paesaggio fiesolano, prevalentemente collinare, si estende tra le valli dell’Arno e del Mugnone e si affaccia a settentrione nel disteso skayline della città di Firenze.
Uno scenario, rimasto per vari aspetti arcaico, che rappresenta un prezioso documento storico, così come sensibilizzava Pietro Porcinai: “Il paesaggio è un palinsesto, una stratificazione di opere e di interventi in cui vi si può leggere la storia di un popolo come se si avesse un libro aperto davanti agli occhi”. Colture e sistemazioni di vecchio impianto nel paesaggio toscano quindi che, citando ancora Porcinai: “è assimilabile a un giardino, ne possiede la logica e l’identità, […] per conservarlo bisogna coltivarlo, e occorre dare a questa finalità produttiva un connotato più ampio comprendente sia gli aspetti storico – culturali che quelli estetici”.
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In questo scenario giocano perciò un ruolo fondamentale i giardini, la cui forma e struttura, i materiali e la vegetazione sono strettamente dipendenti dal contesto in cui sono inseriti. Un paesaggio di giardini, entro cui predomina il cipresso, in grandi macchie ordinate o in filari, affiancato dalle più nobili specie ornamentali della macchia mediterranea: l’alloro, il mirto, il viburno, il corbezzolo, il leccio, le roverelle. Il sottofondo è costituito dall’olivo, coltura promiscua, che ricorda il ruolo portante della campagna nella costruzione del bel paesaggio e assume una elevata valenza estetica, frutto di una costante ricerca dell’“utile” ma forse anche di un innato senso del “bello”, di un amore per le piante dovuto al loro intrinseco valore simbolico.
Aiutano in questa lettura le immagini pittoriche, le celebrate raffigurazioni di Beato Angelico, nell’idilliaca rappresentazione del Paradiso nel Giudizio Universale, che in un magnifico giardino evoca nei minimi particolari una “salitina fiesolana”, o di Benozzo Gozzoli nel Viaggio dei Magi, che nella Cappella dei Magi in Palazzo Medici Riccardi (1459 – ’63) rappresenta la Toscana medicea. Oppure quelle letterarie di Boccaccio nella sesta giornata del Decamerone, dove descrive nella bellissima Valle delle Donne: “montagnette così digradando giù verso il piano discendevano, come nei teatri veggiamo dalla sommità i gradi infino all’infimo venire successivamente ordinati, ed erano queste piaggie tutte di vigne, di ulivi, di mandorli, di ciliegi, di fichi e d’altre maniere d’alberi fruttiferi piene”. Antichi commentari hanno creduto di identificare in questo paesaggio l’eccezionale sistema insediativo che a terrazze risale la via Vecchia Fiesolana.
Ancora oggi Firenze si ritrova nella descrizione del viaggiatore inglese, Fynes Moryson, in Italia alla fine del ‘500: “… a settentrione e ad oriente la città è circondata da amene colline coltivate a frutteti che s’estendono tutt’attorno a mò d’anfiteatro; … ” e in questi rilievi particolarmente dolci in un contesto che è considerato uno dei più famosi del mondo, si continuano a mantenere case coloniche e ville padronali circondate da parchi e giardini.
Dalla villa Medici o Belcanto, la prima villa medicea realizata alla metà del ‘400, il ritiro preferito di Lorenzo il Magnifico dove sono iniziate le “collezioni” di agrumi, che si eleva affacciata su Firenze.
Poi scendendo verso San Domenico si staglia villa Rondinelli che fu lo studio “affacciato sul mondo” del grande paesaggista Pietro Porcinai, mentre più in basso, da uno slargo sulla via, si entra nella villa Il Riposo dei Vescovi che fu la “villa della collina” dell’artista olandese W. O. J. Nieuwenkamp.