La città contemporanea è una serie di forme urbane diverse, in genere riferibili alla dimensione diffusa, con connotati negativi in termini di ricadute ambientali, caratteri definiti dalle aspettative di vita, libere od obbligate, degli individui (i minori costi delle abitazioni, la vivibilità e la prossimità, l’accessibilità ai servizi, la dimensione unifamiliare dell’alloggio, la disponibilità di limitate ma preziose componenti di verde privato autonomo).
Elemento comune ai fenomeni tra loro molto diversi che vanno sotto il nome di “città diffusa” o “insediamento diffuso” è una sorta di evanescenza dei fattori di separazione fra rurale e urbano. Si rivela sempre più inappropriato un approccio progettuale che non sia programmaticamente volto a cogliere e gestire le interferenze e le reciproche interazioni fra gli aspetti urbani e quelli tradizionalmente extraurbani o specificamente rurali.
La centralità che assegniamo alla città e che ci porta a occuparci di rigenerazione urbana e contrasto al consumo di suolo non è separabile dal perseguimento degli obiettivi del riequilibrio insediativo, dell’equità sociale e dell’incremento delle prestazioni ambientali della vita urbana, della sicurezza dei territori.
Ciò comporta operare in un continuo adattamento alle condizioni date, con un’idea del futuro, dove densità e spazi aperti, scenari urbani e rurali si distinguono e si sostengono.
E’ un approccio che intende liberare le energie urbane, a partire dalla cittadinanza, per reagire alle condizioni negative, da quelle climatiche a quelle economiche, promuovendo comportamenti di reciproco rispetto fra cittadini diversi e fra questi e gli spazi urbani.
E’ un progetto da gestire con impegno costante, tramite pratiche manutentive e creatività sull’intera città, con priorità per i suoi spazi pubblici, occupandosi delle diverse sue parti, non come aree confinate, ma in quanto componenti dotate di senso e di rango, opponendosi a una visione banalizzata su cubature e destinazioni d’uso, riportando l’attenzione al “come”, ai continui mutamenti delle pratiche sociali e alle loro influenze sulla città fisica. Il lavoro che si svolge alla scala urbana è un esercizio attento al dettaglio, di traduzione della riflessione complessiva sulla città in spazi fisici di vita e di lavoro, architetture, relazioni visive e percettive, organizzazione funzionale, infrastrutture, reti ambientali. E’ un’attività nella quale architettura e urbanistica sono contemporaneamente convolte e unite da nessi logici, percettivi, fisici e culturali. Il processo nel quale architettura e urbanistica si confrontano e si sostengono reciprocamente non può essere segmentato secondo gerarchia, ma si svolge, senza mai abbassare la guardia circa le tensione verso la qualità, superando le separatezze fra strumento urbanistico – generale e attuativo- e progetto edilizio.
Il progetto di città si plasma sulle differenze dei luoghi e dei paesaggi urbani, si confronta sulla fattibilità, promuove attenzione alle forme. E’ un momento importante, anche se non l’unico, della politica urbana comunale; interessa tutti, cittadini e amministratori.
Il progetto della città si deve occupare della molteplicità e diffusione delle funzioni, delle integrazioni e delle reti, dell’accessibilità e della facilità degli usi, componenti che rendano la città solidale e intelligente.
A queste città deve rispondere la pianificazione non stretta nei confini amministrativi, ma riferita alla piena rifunzionalizzazione dei territori.
In molti casi essa si dovrà misurare con la completa metropolizzazione di vaste aree, tutta da riprogettare, con robuste quote di sostituzioni dello stock edilizio insostenibile dal punto di vista dell’efficienza ecologica, con necessarie infrastrutturazioni che permettano una mobilità meno dipendente dal trasporto privato su gomma, con operazioni perequative che producano bilanci energetici e ambientali positivi.
La rete da assoggettare a interventi di salvaguardia e di miglioramento può ancora, in alcune condizioni territoriali e sociali, comporre un sistema policentrico ove i luoghi siano riconoscibili e la componente ambientale non sia residuale.
Le città, d’altronde, non sono solo i luoghi del consumo intensivo di risorse, dell’inquinamento, dell’insicurezza e del disagio, ma sono il modo che la storia ci ha dimostrato come il più efficace per organizzare le attività umane, promuovere l’impresa, la ricerca e il lavoro, liberare le capacità creative e rendere fertili gli scambi e le aggregazioni. Per questo è dalle città che parte la costruzione di una società che riesce a guardare al futuro: risanata, ecologica, reattiva.
Ma, senza un coinvolgimento politico e sociale complessivo, convinto, la nostra domanda di progetto e di qualità urbana potrà ottenere ascolti parziali e parziali risposte: le singole opere pubbliche, politiche separate. Per questo coinvolgimento, dobbiamo guardare alla città reale, un ambito mutevole per forma, un ambito che ha senso se lo pensiamo in relazione a tutti coloro che lo usano. Il progetto della città non può essere scisso dal progetto di cittadinanza.